Linfoma mantellare

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Linfoma mantellare
Osservazione istologica di un linfoma mantellare, identificabile nella porzione inferiore dell'immagine. Biopsia condotta a livello dell'ileo, colorazione ematossilina-eosina.
Specialitàoncologia
Classificazione e risorse esterne (EN)
ICD-O9673/3
ICD-9-CM200.4
ICD-10C85.7
MeSHD020522
eMedicine203085
Sinonimi
MCL

Il linfoma mantellare (MCL dall'inglese mantle cell lymphoma) è un linfoma non Hodgkin delle cellule di tipo B, tra i più rari di questo tipo. L'incidenza dei casi di MCL sul totale dei linfomi non Hodgkin è pari al 6% circa, e risulta più elevata in Europa che negli Stati Uniti.

Anatomia patologica

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Il linfoma, come indicato dal nome, origina dalla zona mantellare dei linfonodi, ove sono presenti cellule B della memoria, cellule B vergini e cellule T. L'immunoistochimica è molto importante per la diagnosi, in quanto particolare. Si riscontra positività al CD5 e iperespressione della ciclina D, per traslocazione cromosomica t11;14 che consente l'iperespressione di Bcl-1 e quindi della ciclina D1. È negativo al CD23 e positivo per CD20, e questo è utile per la differenziazione dalla leucemia linfatica cronica. La crescita delle cellule tumorali ha andamento prima nodulare-centripeto (diversamente dal linfoma follicolare che ha crescita centrifuga, tipo schiena-schiena), in seguito diffuso. Le cellule sono di piccola taglia, con nuclei clivati, ma può esistere una varietà blastica.

Profilo clinico

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La malattia è tipicamente diffusa alla diagnosi. Le manifestazioni più comuni del linfoma mantellare, includono linfoadenopatia estesa, febbre, sudorazione notturna e sintomi di perdita di peso, disagio correlato alla splenomegalia e anomalie della conta ematica dovute al coinvolgimento del midollo osseo e sintomi correlati al coinvolgimento degli organi extranodali [1] L'interessamento extranodale, in particolare del tratto gastrointestinale, della milza e del midollo osseo, è abbastanza comune nel MCL.[2] Il MCL presenta due profili clinici, di tipo indolente ed aggressivo (più comune).

La biopsia escissionale del linfonodo o di un sito extranodale coinvolto è essenziale nella diagnosi di MCL. Esami di laboratorio tra cui emocromo, immunofenotipo, valori della lattato deidrogenasi (LDH), di beta-2 microglobulina, biopsia del midollo osseo e imaging (TC o FDG-PET/TC). Inoltre, anche l'indice Ki-67 e lo stato di mutazione di p53, ATM e CCND1 sono importanti nella selezione del trattamento ottimale. È inoltre necessario uno studio del liquido cerebrospinale per escludere il coinvolgimento del sistema nervoso centrale e guidare una gestione appropriata nei pazienti con MCL con un alto indice di Ki-67 (superiore al 30%), variante blastoide o sintomi neurologici.[3]

L'immunoistochimica sui campioni patologici gioca un ruolo essenziale nel differenziare il MCL da altri tipi di linfomi non Hodgkin, tra cui il linfoma follicolare (FL), il linfoma diffuso a grandi cellule B (DLBCL), il linfoma linfocitico piccolo/leucemia linfocitica cronica (SLL/LLC). MCL è positivo per i marcatori delle cellule B (CD19, CD20, CD22, CD79a). Si distingue dagli altri linfomi a cellule B per la diffusa positività per ciclina D1 e SOX11. SOX 11 è solitamente negativo nel MCL indolente. Rari casi sono negativi per ciclina D1 ma possono essere positivi per SOX11. MCL è tipicamente negativo per BCL6, CD10 e CD23. Rari casi di MCL sono CD10 positivi.[4] La citometria del flusso sanguigno periferico può avere l'espressione di CD 200 caratteristica del MCL. Il test per la mutazione P53 può aiutare nella prognosi del MCL.

La terapia inizia dopo la diagnosi e la stadiazione (valutazione con Radiologia, PET e BOM dell'estensione della malattia). Generalmente si tratta di effettuare chemioterapia e l'aspetto più importante nella scelta della strategia di trattamento è l'età del paziente[5]. Nei pazienti con età maggiore di 65 anni o non candidabili a trapianto autologo[6] è uso consolidato una chemioterapia contenente rituximab (anticorpo anti CD20) e antracicline (doxorubicina), esempio lo schema R-CHOP[7]. Recenti evidenze hanno dimostrato che anche regimi, contenenti rituximab e bendamustina, sono efficaci determinando una sopravvivenza libera da progressione superiore all'R-CHOP di oltre un anno[8]. Inoltre risultati preliminari indicano che lo schema R-BAC (rituximab, ara-C e bendamustina), sembra essere particolarmente attivo in questa tipologia di linfoma, determinando una elevata percentuale di risposta[9]. Dal momento che il linfoma mantellare tende a ricadere dopo il termine della terapia convenzionale, un recente studio ha dimostrato che in tale contesto un mantenimento con rituximab ogni 2 mesi fino a progressione o tossicità possa offrire vantaggio rispetto alla sola osservazione clinica dopo il termine della chemioterapia[7]. Va segnalato al momento come tale approccio in Italia sia ancora considerato fuori indicazione da parte di AIFA, in quanto il mantenimento è rimborsato solo per i linfomi follicolari. Nel paziente giovane (con età inferiore a 65 anni), candidabile a procedura di autotrapianto, si deve considerare una terapia di prima linea che preveda un'alternanza di chemioterapia con antracicline e rituximab[10] (cicli R-CHOP) a chemioterapia con citarabina e rituximab (cicli R-DHAP o R-ESHAP) seguite da consolidamento con trapianto autologo[11] Per i pazienti recidivati dopo una prima linea si devono considerare terapie con farmaci a meccanismo d'azione alternativi alla chemioterapia classica come temserolimus[12], lenalidomide[13], bortezomib[14] o bendamustina[15]. Se un paziente con una ripresa della malattia è giovane e dispone di un donatore di midollo allogenico (famigliare compatibile, aploidentico o da banca) va considerato il trapianto di midollo da donatore dopo adeguata chemioterapia per ridurre la malattia[5].

Nel 2020, la Commissione Europea ha rilasciato l’Autorizzazione all’Immissione in Commercio (AIC) condizionata per la terapia CAR-T KTE-X19 (Brexucabtagene Autoleucel, Tecartus), approvata per i pazienti adulti con linfoma mantellare per le forme recidivanti o refrattarie dopo due o più linee di terapia sistemica[16]. KTE-X19 è un trattamento personalizzato a base di cellule T autologhe ingegnerizzate per esprimere sulla loro superficie un recettore per l’antigene CD19 e mirare così alle cellule tumorali da annientare. KTE-X19, con una singola infusione, ha indotto fasi di remissioni durevoli nella maggior parte dei pazienti con linfoma mantellare recidivante o refrattario[17].

  1. ^ David T. Lynch, Supriya Koya e Utkarsh Acharya, Mantle Cell Lymphoma, StatPearls Publishing, 2022. URL consultato il 29 dicembre 2022.
  2. ^ Jorge E. Romaguera, L. Jeffrey Medeiros e Frederick B. Hagemeister, Frequency of gastrointestinal involvement and its clinical significance in mantle cell lymphoma, in Cancer, vol. 97, n. 3, 17 gennaio 2003, pp. 586–591, DOI:10.1002/cncr.11096. URL consultato il 29 dicembre 2022.
  3. ^ Eva Hoster, Andreas Rosenwald e Françoise Berger, Prognostic Value of Ki-67 Index, Cytology, and Growth Pattern in Mantle-Cell Lymphoma: Results From Randomized Trials of the European Mantle Cell Lymphoma Network, in Journal of Clinical Oncology, vol. 34, n. 12, 20 aprile 2016, pp. 1386–1394, DOI:10.1200/jco.2015.63.8387. URL consultato il 29 dicembre 2022.
  4. ^ (EN) Jie Xu, L. Jeffrey Medeiros e Annapurna Saksena, CD10-positive mantle cell lymphoma: clinicopathologic and prognostic study of 30 cases, in Oncotarget, vol. 9, n. 14, 20 febbraio 2018, pp. 11441–11450, DOI:10.18632/oncotarget.23571. URL consultato il 29 dicembre 2022.
  5. ^ a b (EN) E. Zucca, P. Zinzani e A. Wotherspoon, ESMO Consensus conferences: guidelines on malignant lymphoma. part 2: marginal zone lymphoma, mantle cell lymphoma, peripheral T-cell lymphoma, in Annals of Oncology, vol. 24, n. 4, 1º aprile 2013, pp. 857–877, DOI:10.1093/annonc/mds643. URL consultato il 20 aprile 2019.
  6. ^ (EN) Annalisa Chiappella e Marco Ladetto, The role of autologous haematopoietic stem-cell transplantation in mantle cell lymphoma, in The Lancet Haematology, vol. 8, n. 9, 2021-09, pp. e617–e619, DOI:10.1016/S2352-3026(21)00237-4. URL consultato l'8 settembre 2021.
  7. ^ a b H.C. Kluin-Nelemans, E. Hoster e O. Hermine, Treatment of Older Patients with Mantle-Cell Lymphoma, in New England Journal of Medicine, vol. 367, n. 6, 9 agosto 2012, pp. 520–531, DOI:10.1056/NEJMoa1200920. URL consultato il 20 aprile 2019.
  8. ^ Mathias J. Rummel, Norbert Niederle e Georg Maschmeyer, Bendamustine plus rituximab versus CHOP plus rituximab as first-line treatment for patients with indolent and mantle-cell lymphomas: an open-label, multicentre, randomised, phase 3 non-inferiority trial, in Lancet (London, England), vol. 381, n. 9873, 6 aprile 2013, pp. 1203–1210, DOI:10.1016/S0140-6736(12)61763-2. URL consultato il 20 aprile 2019.
  9. ^ Carlo Visco, Silvia Finotto e Renato Zambello, Combination of rituximab, bendamustine, and cytarabine for patients with mantle-cell non-Hodgkin lymphoma ineligible for intensive regimens or autologous transplantation, in Journal of Clinical Oncology: Official Journal of the American Society of Clinical Oncology, vol. 31, n. 11, 10 aprile 2013, pp. 1442–1449, DOI:10.1200/JCO.2012.45.9842. URL consultato il 20 aprile 2019.
  10. ^ Chemotherapy plus Rituximab versus chemotherapy alone for B-cell non-Hodgkin's lymphoma Schulz H et al. Cochrane Database Syst Rev. 2007 Oct 17;(4). Review, su torna.do. URL consultato il 28 giugno 2013 (archiviato dall'url originale il 27 settembre 2013).
  11. ^ Alternating courses of 3x CHOP and 3x DHAP plus rituximab followed by a high dose ARA-C containing myeloablative regimen and autologous stem cell transplantation (ASCT) is superior to 6 courses CHOP plus rituximab followed by myeloablative radiochemotherapy and ASCT in mantle cell lymphoma: results of the MCL younger trial of the European Mantle Cell Lymphoma Network (MCL net). Hermine O et al. Blood (ASH Annual Meeting Abstracts) 2010; 116: Abstract 110., su ash.confex.com. URL consultato il 20 aprile 2019 (archiviato dall'url originale il 27 settembre 2013).
  12. ^ Georg Hess, Raoul Herbrecht e Jorge Romaguera, Phase III study to evaluate temsirolimus compared with investigator's choice therapy for the treatment of relapsed or refractory mantle cell lymphoma, in Journal of Clinical Oncology: Official Journal of the American Society of Clinical Oncology, vol. 27, n. 23, 10 agosto 2009, pp. 3822–3829, DOI:10.1200/JCO.2008.20.7977. URL consultato il 20 aprile 2019.
  13. ^ Jia Ruan, Peter Martin e Richard R. Furman, Bortezomib plus CHOP-rituximab for previously untreated diffuse large B-cell lymphoma and mantle cell lymphoma, in Journal of Clinical Oncology: Official Journal of the American Society of Clinical Oncology, vol. 29, n. 6, 20 febbraio 2011, pp. 690–697, DOI:10.1200/JCO.2010.31.1142. URL consultato il 20 aprile 2019.
  14. ^ T. E. Witzig, J. M. Vose e P. L. Zinzani, An international phase II trial of single-agent lenalidomide for relapsed or refractory aggressive B-cell non-Hodgkin's lymphoma, in Annals of Oncology: Official Journal of the European Society for Medical Oncology, vol. 22, n. 7, 2011-7, pp. 1622–1627, DOI:10.1093/annonc/mdq626. URL consultato il 20 aprile 2019.
  15. ^ Carlo Visco, Silvia Finotto e Renato Zambello, Combination of rituximab, bendamustine, and cytarabine for patients with mantle-cell non-Hodgkin lymphoma ineligible for intensive regimens or autologous transplantation, in Journal of Clinical Oncology: Official Journal of the American Society of Clinical Oncology, vol. 31, n. 11, 10 aprile 2013, pp. 1442–1449, DOI:10.1200/JCO.2012.45.9842. URL consultato il 20 aprile 2019.
  16. ^ sifoweb.it, https://www.sifoweb.it/notizie-varie/4704-terapia-car-t-approvata-in-europa-per-il-linfoma-mantellare.html.
  17. ^ Michael Wang, M.D., Javier Munoz, M.D. e Andre Goy, M.D. et al., KTE-X19 CAR T-Cell Therapy in Relapsed or Refractory Mantle-Cell Lymphoma, in The New England Journal of Medicine, 382:1331-1342 DOI: 10.1056/NEJMoa1914347.
  • Ronald Hoffman, MD, Bruce Furie, MD, Edward J. Benz, Jr., MD, Philip McGlave, MD, Leslie E. Silberstein, MD e Sanford J. Shattil, MD, Hematology, 5th Edition - Basic Principles and Practice, Elsevier Masson, 2008, ISBN 978-1-4377-0647-5.
  • Robbins e Cotran, Le basi patologiche delle malattie (7ª edizione), Torino - Milano, Elsevier Masson, 2008, ISBN 978-88-85675-53-7.
  • Harrison, Principi di Medicina Interna, New York - Milano, McGraw-Hill, 2006, ISBN 88-386-2459-3.

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